In un ambiente naturale, in presenza di piante, il terreno risulta sempre coperto dalla vegetazione o almeno da uno strato di residui organici (foglie, erba…) in fase di decomposizione. Quindi possiamo affermare che la natura fornisce sempre una coperta al terreno, per proteggerlo dal freddo, dal caldo sole estivo, dalle forti piogge o dai forti venti d’autunno e dagli elevati sbalzi di temperatura tra giorno e notte.
Nei terreni coltivati spesso invece il terreno viene lasciato nudo e di conseguenza esposto all’erosione e alle intemperie.
L’agricoltura naturale cerca di imitare la natura e cerca di dare una protezione al terreno in ogni stagione, per mantenere la struttura e la vita nel suolo, umidità e sofficezza ottimali.
Nei periodi in cui non vi è nessuna coltura, la “coperta” può essere realizzata con residui di coltivazione o seminando specie vegetali, anche se non resistenti al freddo. Persino nel periodo di vegetazione, quando gli ortaggio hanno ancora dimensioni ridotte, è necessario coprire il terreno.
Uno dei metodi utilizzati per realizzare questa coperta sul terreno è la PACCIAMATURA, che prevede la distribuzione sul terreno di materiale organico.
Con cosa possiamo pacciamare?
- l’erba tagliata dai prati;
- compost semigrezzo;
- fieno;
- foglie autunnali;
- cartone ondulato;
- vecchi tappeti o stuoie.
La coltivazione di un piccolo orto da inizio primavera fino ad autunno inoltrato comporta un notevole sfruttamento del terreno, mettendo a rischio la sua fertilità: per riportare in equilibrio il suolo e rigenerarlo è necessario l’aggiunta di sostanza organica unitamente a concimi naturali, vegetali o minerali.
Nell’agricoltura naturale si opera quella che viene definita concimazione verde o SOVESCIO, una vera e propria cura ricostituente per il terreno.
In pratica, si coltivano piante con lo scopo di produrre un’abbondante quantità di sostanza organica che verrà lasciata nel terreno naturalmente.
Di solito una coltura da sovescio dura un anno intero, periodo che permette la rigenerazione ottimale del terreno.
In un piccolo orto, per non rinunciare al raccolto di un anno intero, si possono attuare differenti soluzioni: i sovesci possono essere attuati prima o dopo le colture principali o nei lassi di tempo tra una coltura e quella successiva.
Ogni specie che si può utilizzare per il sovescio ha effetti differenti ma per scegliere quella più adatta per il nostro orto dovremmo considerare clima, caratteristiche del terreno, epoca di semina, periodo a disposizione per la loro crescita e compatibilità con la coltura principale che seguirà.
Una delle famiglie di colture da sovescio più conosciuta è quella delle LEGUMINOSE, ossia Trifoglio, Lupini, Favino, Pisello da campo, Veccia estiva e invernale.
Un’altra famiglia che comprende specie adatte al sovescio è quella delle CRUCIFERE quali Senape bianca, Colza invernale e Rafano oleifero. Le specie di questa famiglia sono le più utilizzate in quanto crescono in fretta, anche su terreni poveri, e producono un’abbondante massa organica.
Altre specie da utilizzare per il sovescio sono il GIRASOLE che produce abbondante massa organica e semi commestibili, graditi anche agli uccelli.
Per il sovescio si possono inoltre seminare piante commestibili, quali Spinaci, Valerianella e Crescione, ma anche Calendula e Tagete che costituiscono una vera e propria cura animali nocivi del terreno.
Da tenere presente le specie che verranno messe in rotazione nell’aiuola del nostro orto: è necessario evitare di operare un sovescio con una specie appartenente alla stessa famiglia botanica a cui appartiene l’ortaggio che precede o segue la coltura da sovescio.
Le leguminose non dovranno pertanto essere utilizzate con piselli e fagioli, le crucifere invece con tutte le specie di cavoli, il crescione e i ravanelli, mentre gli spinaci non dovranno essere usati con biete da costa o da taglio e rape rosse.